giovedì 18 febbraio 2010
Sì al Testamento biologico.
Ma il Registro comunale non è la soluzione.
Da oltre un anno si discute (con un dibattito piuttosto inconcludente) sul tema del testamento biologico, delle decisioni da prendere quando ci si trova nella condizione detta di “fine-vita”, sul diritto di scelta individuale e sulle modalità per esprimere la volontà (DAT – dichiarazione anticipata del trattamento) e per attuarla. Un tema davvero delicato, che si ritiene debba essere trattato col massimo rispetto, con serietà, con buonsenso e competenza. È un tema (anche) politico, da risolvere con una legislazione giusta, ponderata, attenta.
Martedì 16 febbraio l’argomento è stato sottoposto al Consiglio comunale, con una mozione presentata da due dei consiglieri del Gruppo di Uniti, Conti e Rota.
Pur non ritenendo corretto affrontare un argomento così delicato e importante solo dal punto di vista della pratica amministrativa, si riconosce come sempre più spesso l’unico modo per far discutere di tali temi e tentare di offrire un contributo politico sia quello dell’iniziativa in Consiglio comunale. La mozione, che poi è stata respinta, proponeva l’istituzione di un Registro presso il Comune di Calolziocorte, dove un funzionario avrebbe dovuto certificare tale “testamento di vita” o “dichiarazione anticipata circa il trattamento sanitario” ecc. in busta chiusa con l’indicazione del fiduciario scelto dal richiedente oppure dal singolo individuo.
A parte la finalità (condivisibile) di sollecitare l’invito al Parlamento perché ne discuta e decida, noi consiglieri abbiamo votato contro perché l’istituzione di un Registro comunale non risolve il problema (registro che rimarrebbe comunque nei Comuni se non fosse previsto dalla futura legge?) e soprattutto perché siamo convinti sia preferibile l’istituzione dei un Registro telematico centralizzato, come proposto ad esempio dal prof. Veronesi; una banca dati di questo tipo permetterebbe una più rapida ed efficiente forma di consultazione da parte delle strutture sanitarie ed ospedaliere. Per il sistema Lombardia, poi, perché non agganciarsi a quella che è la Carta Regionale dei Servizi (CRS) elettronica tramite il Sistema Informativo Socio-Sanitario (SISS)? Tale forma potrebbe essere estesa a livello nazionale. Oppure perché non memorizzare la scelta su carta d’identità elettronica? (In merito si sta discutendo di “immagazzinare” la scelta di essere donatore d’organi).
Si ritiene che sia una legge condivisa – si ribadisce condivisa - a livello nazionale a dover dettare le soluzioni. Questi difformi provvedimenti adottati da alcune amministrazioni comunali (spesso nelle grandi città) rischiano solamente di creare una giungla legislativa ed una autoregolamentazione a macchia di leopardo lungo lo Stivale. L’iniziativa dal basso sulle istituzioni potrebbe poi sollevare anche contenziosi giudiziari. Per di più l’emotività legata alla cronaca di questi giorni non permette ai più di affrontare dei ragionamenti con la dovuta serenità.
Dal punto di vista tecnico poi si limita la figura del fiduciario o curatore, che negli altri Paesi ove leggi simili esistono, riveste in realtà un ruolo centrale ed è anzi obbligatoria e non facoltativa (come espresso nella mozione presentata).
Notaio, parente stretto o medico curante? Sembra che tutti possano assolvere tale funzione. Nel notariato già si parla di prestazione dal costo simbolico (da nessun costo alla cifra di 20€ ). Così come per i medici deve poter essere garantito il diritto all’obiezione di coscienza.
La DAT inoltre può essere revocabile e rinnovabile illimitatamente dopo un periodo di 5 anni. C’è poi la questione dell’alleanza terapeutica medico-paziente che deve essere tutelata. In casi gravi che precedono lo stato di incoscienza la “percezione” dello stato di malattia cambia, quindi come regolare queste delicate situazioni?
Si necessita poi di un Collegio medico che, escludendo il medico curante, attesti lo stato di incapacità e la successiva efficacia della DAT.
Ma soprattutto, ricordiamolo, il collegamento tra “la forza della medicina ed il sapiente e prudente giudizio della persona” è e rimane il metro di misura che forse neppure una legge potrà colmare.
Paolo Autelitano e Luca Valsecchi
Martedì 16 febbraio l’argomento è stato sottoposto al Consiglio comunale, con una mozione presentata da due dei consiglieri del Gruppo di Uniti, Conti e Rota.
Pur non ritenendo corretto affrontare un argomento così delicato e importante solo dal punto di vista della pratica amministrativa, si riconosce come sempre più spesso l’unico modo per far discutere di tali temi e tentare di offrire un contributo politico sia quello dell’iniziativa in Consiglio comunale. La mozione, che poi è stata respinta, proponeva l’istituzione di un Registro presso il Comune di Calolziocorte, dove un funzionario avrebbe dovuto certificare tale “testamento di vita” o “dichiarazione anticipata circa il trattamento sanitario” ecc. in busta chiusa con l’indicazione del fiduciario scelto dal richiedente oppure dal singolo individuo.
A parte la finalità (condivisibile) di sollecitare l’invito al Parlamento perché ne discuta e decida, noi consiglieri abbiamo votato contro perché l’istituzione di un Registro comunale non risolve il problema (registro che rimarrebbe comunque nei Comuni se non fosse previsto dalla futura legge?) e soprattutto perché siamo convinti sia preferibile l’istituzione dei un Registro telematico centralizzato, come proposto ad esempio dal prof. Veronesi; una banca dati di questo tipo permetterebbe una più rapida ed efficiente forma di consultazione da parte delle strutture sanitarie ed ospedaliere. Per il sistema Lombardia, poi, perché non agganciarsi a quella che è la Carta Regionale dei Servizi (CRS) elettronica tramite il Sistema Informativo Socio-Sanitario (SISS)? Tale forma potrebbe essere estesa a livello nazionale. Oppure perché non memorizzare la scelta su carta d’identità elettronica? (In merito si sta discutendo di “immagazzinare” la scelta di essere donatore d’organi).
Si ritiene che sia una legge condivisa – si ribadisce condivisa - a livello nazionale a dover dettare le soluzioni. Questi difformi provvedimenti adottati da alcune amministrazioni comunali (spesso nelle grandi città) rischiano solamente di creare una giungla legislativa ed una autoregolamentazione a macchia di leopardo lungo lo Stivale. L’iniziativa dal basso sulle istituzioni potrebbe poi sollevare anche contenziosi giudiziari. Per di più l’emotività legata alla cronaca di questi giorni non permette ai più di affrontare dei ragionamenti con la dovuta serenità.
Dal punto di vista tecnico poi si limita la figura del fiduciario o curatore, che negli altri Paesi ove leggi simili esistono, riveste in realtà un ruolo centrale ed è anzi obbligatoria e non facoltativa (come espresso nella mozione presentata).
Notaio, parente stretto o medico curante? Sembra che tutti possano assolvere tale funzione. Nel notariato già si parla di prestazione dal costo simbolico (da nessun costo alla cifra di 20€ ). Così come per i medici deve poter essere garantito il diritto all’obiezione di coscienza.
La DAT inoltre può essere revocabile e rinnovabile illimitatamente dopo un periodo di 5 anni. C’è poi la questione dell’alleanza terapeutica medico-paziente che deve essere tutelata. In casi gravi che precedono lo stato di incoscienza la “percezione” dello stato di malattia cambia, quindi come regolare queste delicate situazioni?
Si necessita poi di un Collegio medico che, escludendo il medico curante, attesti lo stato di incapacità e la successiva efficacia della DAT.
Ma soprattutto, ricordiamolo, il collegamento tra “la forza della medicina ed il sapiente e prudente giudizio della persona” è e rimane il metro di misura che forse neppure una legge potrà colmare.
Paolo Autelitano e Luca Valsecchi
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1 commento:
bene.... serve chiarezza!
pochi slogan, concretezza e serietà
e a Roma?
speriamo in chi di dovere....
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