giovedì 11 dicembre 2008
Pillole / 3
di Paolo Autelitano
10 dicembre 2008
DIRITTI UMANI Il 10 dicembre 1948 nasceva la Dichiarazione universale dei Diritti umani. Sessant’anni fa. Poco prima nasceva l’Onu, negli stessi anni o poco dopo stava nascendo l’Unione europea, e così via. Anni che vedono i protagonisti impegnati a costruire fondamenta con la speranza di un’epoca nuova, migliore. L’Italia ripartiva con una Carta costituzionale sulla quale oggi purtroppo non tutti sanno evitare di scarabocchiare solo modifiche di comodo, di parte, esclusive (quando invece vi erano, vi sono, già scritte le autonomie, le opportunità per un Paese migliore, i diritti e i doveri del cittadino come delle istituzioni, la coabitazione – con civile e pacifica coesistenza nel reciproco arricchimento – di culture e prospettive politiche con storie e ispirazioni diverse). Tanti avvenimenti, in quegli anni, grandi scelte che hanno segnato la Storia, pensatori che ci hanno lasciato tracce che ancor oggi (soprattutto oggi) sono valide, significativamente fondamentali… da seguire, a cui ispirarsi.
E sì che a noi attuali abitanti del mondo pareva, fino a pochi mesi fa, di essere lanciati a ritmo sostenuto (forsennato, poco umano) nel pieno sviluppo, verso il progresso, sempre in crescita (fino a quale punto, con quali risorse? E con opportunità per tutti?). Guardando il mondo da una finestra piccola (troppo piccola) che invece sembrava grande, anzi: una bella terrazza all’aperto, con giardino. Ma il mondo non è solo il giardino del mio vicino che delimita la mia “proprietà”. Nel mio interesse. In fondo “ho i miei soldi al sicuro”, “sto bene”; fin quando qualcosa accade ad esempio in Argentina (l’altro ieri) o in Italia con Parmalat (ieri) o negli Stati Uniti d’America (oggi).
CONOSCENZA Allora è necessario sapere, conoscere, informarsi. E torna l’argomento che vorrei approfondire, capire: i mezzi d’informazione, il sistema di comunicazione. Sì, perché se non conosco, se non so, non posso difendermi, non posso cogliere le opportunità. Ad esempio, pare che da oltre un anno e forse più, negli Usa sapessero che la recessione, la grave crisi fosse già realtà (ma s’è saputo far finta di niente) e che anche in Italia qualcuno avesse previsto: oggi in libreria si trovano best seller di ministri… che però nei cinque anni del precedente Governo Berlusconi non si sono preoccupati più di tanto di risanare l’economia (bisognava vendere i gioielli di famiglia per “investire al gioco”, ahimè ora col giocattolo rotto, come anche far rientrare – legalizzandole – le ingenti somme di denaro dall’estero, probabilmente poco “ordinarie”), di regolare il mercato (altrimenti che liberismo sarebbe?) e il sistema finanziario (a proposito, chi non ha vigilato sulle speculazioni avvenute col pretesto dell’euro?). Han continuato a dire che dovevamo sentirci benestanti, per darci fiducia (ciò che, comunque, è opportuno). Che l’economia funziona coi consumi e che il movimento dei soldi sostiene lo sviluppo, la produzione, ecc. col semplice particolare che, in genere, c’è differenza tra chi guadagna mille euro mensili e chi ne guadagna diecimila… In media tutti magari (sono cifre a caso) cambiamo auto una volta all’anno, andiamo al cinema una volta a settimana, due-tre periodi di ferie annuali, diverse altre spese… Ma a me i conti non tornano, per la realtà che conosco.
INTELLIGENCE USA E INTELLIGENZE A proposito di guerre contestate (e del dubbio: si bada più all’interesse ai fini dell’economia o ai danni e alle conseguenze che comporta un conflitto?) sembra che poi le famose armi di distruzione di massa irachene non siano state trovate; davvero massiccia l’“intelligente” (astuta) campagna d’informazione Usa per avere dalla “parte giusta” l’opinione pubblica, a giustificare l’intervento militare. In questi anni petrolieri e affaristi di Borsa qualche soldo l’avran fatto?
Campagna d’informazione, consenso popolare (e magari sondaggi), mass media, responsabilità dei cittadini… Occorre insistere per esigere (e difendere) i principi democratici. Da evitare: ieri tutti a piazza Venezia, oggi davanti al televisore, ascoltando una conferenza stampa.
“Dittatura” è una parola grossa, forte (e ancora non la userei) eccessiva, ma le sue “leve” oggi sono il potere economico-finanziario, il dominio sull’informazione…
Tornando negli Usa, guarda caso dove non tutto accade per caso… Fallimento a metà settembre di Lehman Brothers, non si interviene (non si può) e a cascata frana un po’ tutto. Il ministro del Tesoro dell’Amministrazione Bush (che la Storia, non io, giudicherà), Henry Paulson, in precedenza è stato per otto anni presidente della concorrente Goldman Sachs; considerato il banchiere americano di maggior successo dopo l’ex leader di Citigroup, Sandy Weill, evidentemente ci sa fare. Sul “Corriere della Sera” dell’11 febbraio 2007 si legge di significative operazioni finanziarie (da presidente, non ancora ministro) avvenute con la Cina e di trasferimenti di soldi personali (beneficenza, parrebbe) verso una fondazione ecologista da lui stesso creata nell'86; «Ma forse per il ministro – si legge sul Corriere – come per Gates, finanziare cause giuste significa anche costruirsi un ponte fuori e dopo gli affari, verso un’altra carriera: sarà probabilmente Paulson stesso a guidare» la fondazione. Altre banche sono state (giustamente) salvate, e la Lehman Brothers? I migliori “presidenti”, evidentemente, o no?
VOLI E VOTI Alitalia non c’entra, se non occasionalmente; a volare sono i soldi… Nel 2004 Giancarlo Cimoli passa dalle Ferrovie all’Alitalia, Berlusconi lo definisce il “miglior amministratore possibile”, alla guida della compagnia aerea per due milioni ottocentomila euro lordi (nel 2005), il più alto compenso tra le compagnie europee. Il resto è cronaca dei giorni nostri… Risultati, voli più o meno “pindarici”.
Nelle previsioni, d’altra parte, non sempre si può indovinare. Brunetta ad esempio, che per altre cose ha fatto pure bene, da buon economista in agosto aveva detto: “Il peggio è passato”.
TRACCE Da seguire, a cui ispirarsi: non resterebbe quindi, secondo me, per noi altro di meglio che stare coi piedi per terra, camminare e magari seguire percorsi un po’ più diritti. Un mondo migliore comincia anche da noi stessi. I testimoni non mancano, basta conoscere o mettersi (umilmente) alla ricerca. Ne cito solo due, anche per via della ricorrenza: nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1968 si spegneva nella sua casa di Basilea all’età di 82 anni Karl Barth, il teologo riformato che aveva segnato in modo decisivo il panorama della teologia del XX Secolo e aveva partecipato da protagonista al confronto sulle questioni cruciali dibattute in ambito sociale ed ecclesiale a partire dagli inizi del Novecento (non strettamente in argomento, ma ad esempio “Pace e giustizia sociale”, ed. Città aperta) nel ’48 affermava: «Deve esistere un impegno comune alla ricerca di una nuova etica e dei fondamenti sui quali porre una nuova “maniera di agire del giusto”»). E poi ricordo il monaco americano (anche perché ho parlato fin troppo male dell’America!) Thomas Merton (1915-1968), persona dai mille interessi, che leggendo i libri di Gilson e di Maritain, si convertì al cattolicesimo e nel 1938 diventò cistercense. Con riferimento a Merton riporto qui, perché di straordinaria attualità e con possibili riferimenti a quanto avviene oggi, un brano di un articolo tratto da L’Osservatore Romano del 9-10 dicembre 2008: da «rilevare che anche le questioni politiche dei diritti dell’uomo e della pace tra i popoli sono affrontati in queste corrispondenze. Leclerc sottolinea come la grandezza di Maritain consista nella conciliazione “tra l’obbedienza della fede e la libertà di pensiero, tra un atteggiamento contemplativo e un servizio disinteressato alla giustizia e alla pace tra gli uomini”. Merton dalla sua trappa si interessa ai problemi sociali che affliggono l’America. Critica l’intervento americano in Vietnam, combatte il razzismo, predica la non-violenza. Nel 1963 collabora a un numero monografico Il negro e la coscienza bianca della rivista “Ramparts” sui conflitti razziali. Maritain scrive a Journet, a riguardo dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy “vittima dei bianchi fanatici, nemici dell’integrazione, tutto questo è oscurato affinché i neri non sappiano che è morto per loro, affinché non ci sia un’occasione per la coscienza dei bianchi per risvegliarsi”».
Per concludere, allora, davvero in bellezza (e speranza) con un paio d’articoli della Dichiarazione: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione (…) e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere» (Articolo 19). «Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. (…) La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni» (Articolo 21).
Infatti «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza» (Articolo 1), perché «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona» (Articolo 3).
Partiamo da noi stessi, nel nostro piccolo, accanto al prossimo e nell’impegno quotidiano della casa, del lavoro, dello studio, ricordando le parole di Eleanor Roosevelt: «Dove hanno inizio, dopo tutto, i diritti umani universali? In posti piccoli, vicino a casa, così piccoli e così vicini che non possono essere visti su nessuna mappa del mondo».
Allora è possibile!
10 dicembre 2008
DIRITTI UMANI Il 10 dicembre 1948 nasceva la Dichiarazione universale dei Diritti umani. Sessant’anni fa. Poco prima nasceva l’Onu, negli stessi anni o poco dopo stava nascendo l’Unione europea, e così via. Anni che vedono i protagonisti impegnati a costruire fondamenta con la speranza di un’epoca nuova, migliore. L’Italia ripartiva con una Carta costituzionale sulla quale oggi purtroppo non tutti sanno evitare di scarabocchiare solo modifiche di comodo, di parte, esclusive (quando invece vi erano, vi sono, già scritte le autonomie, le opportunità per un Paese migliore, i diritti e i doveri del cittadino come delle istituzioni, la coabitazione – con civile e pacifica coesistenza nel reciproco arricchimento – di culture e prospettive politiche con storie e ispirazioni diverse). Tanti avvenimenti, in quegli anni, grandi scelte che hanno segnato la Storia, pensatori che ci hanno lasciato tracce che ancor oggi (soprattutto oggi) sono valide, significativamente fondamentali… da seguire, a cui ispirarsi.
E sì che a noi attuali abitanti del mondo pareva, fino a pochi mesi fa, di essere lanciati a ritmo sostenuto (forsennato, poco umano) nel pieno sviluppo, verso il progresso, sempre in crescita (fino a quale punto, con quali risorse? E con opportunità per tutti?). Guardando il mondo da una finestra piccola (troppo piccola) che invece sembrava grande, anzi: una bella terrazza all’aperto, con giardino. Ma il mondo non è solo il giardino del mio vicino che delimita la mia “proprietà”. Nel mio interesse. In fondo “ho i miei soldi al sicuro”, “sto bene”; fin quando qualcosa accade ad esempio in Argentina (l’altro ieri) o in Italia con Parmalat (ieri) o negli Stati Uniti d’America (oggi).
CONOSCENZA Allora è necessario sapere, conoscere, informarsi. E torna l’argomento che vorrei approfondire, capire: i mezzi d’informazione, il sistema di comunicazione. Sì, perché se non conosco, se non so, non posso difendermi, non posso cogliere le opportunità. Ad esempio, pare che da oltre un anno e forse più, negli Usa sapessero che la recessione, la grave crisi fosse già realtà (ma s’è saputo far finta di niente) e che anche in Italia qualcuno avesse previsto: oggi in libreria si trovano best seller di ministri… che però nei cinque anni del precedente Governo Berlusconi non si sono preoccupati più di tanto di risanare l’economia (bisognava vendere i gioielli di famiglia per “investire al gioco”, ahimè ora col giocattolo rotto, come anche far rientrare – legalizzandole – le ingenti somme di denaro dall’estero, probabilmente poco “ordinarie”), di regolare il mercato (altrimenti che liberismo sarebbe?) e il sistema finanziario (a proposito, chi non ha vigilato sulle speculazioni avvenute col pretesto dell’euro?). Han continuato a dire che dovevamo sentirci benestanti, per darci fiducia (ciò che, comunque, è opportuno). Che l’economia funziona coi consumi e che il movimento dei soldi sostiene lo sviluppo, la produzione, ecc. col semplice particolare che, in genere, c’è differenza tra chi guadagna mille euro mensili e chi ne guadagna diecimila… In media tutti magari (sono cifre a caso) cambiamo auto una volta all’anno, andiamo al cinema una volta a settimana, due-tre periodi di ferie annuali, diverse altre spese… Ma a me i conti non tornano, per la realtà che conosco.
INTELLIGENCE USA E INTELLIGENZE A proposito di guerre contestate (e del dubbio: si bada più all’interesse ai fini dell’economia o ai danni e alle conseguenze che comporta un conflitto?) sembra che poi le famose armi di distruzione di massa irachene non siano state trovate; davvero massiccia l’“intelligente” (astuta) campagna d’informazione Usa per avere dalla “parte giusta” l’opinione pubblica, a giustificare l’intervento militare. In questi anni petrolieri e affaristi di Borsa qualche soldo l’avran fatto?
Campagna d’informazione, consenso popolare (e magari sondaggi), mass media, responsabilità dei cittadini… Occorre insistere per esigere (e difendere) i principi democratici. Da evitare: ieri tutti a piazza Venezia, oggi davanti al televisore, ascoltando una conferenza stampa.
“Dittatura” è una parola grossa, forte (e ancora non la userei) eccessiva, ma le sue “leve” oggi sono il potere economico-finanziario, il dominio sull’informazione…
Tornando negli Usa, guarda caso dove non tutto accade per caso… Fallimento a metà settembre di Lehman Brothers, non si interviene (non si può) e a cascata frana un po’ tutto. Il ministro del Tesoro dell’Amministrazione Bush (che la Storia, non io, giudicherà), Henry Paulson, in precedenza è stato per otto anni presidente della concorrente Goldman Sachs; considerato il banchiere americano di maggior successo dopo l’ex leader di Citigroup, Sandy Weill, evidentemente ci sa fare. Sul “Corriere della Sera” dell’11 febbraio 2007 si legge di significative operazioni finanziarie (da presidente, non ancora ministro) avvenute con la Cina e di trasferimenti di soldi personali (beneficenza, parrebbe) verso una fondazione ecologista da lui stesso creata nell'86; «Ma forse per il ministro – si legge sul Corriere – come per Gates, finanziare cause giuste significa anche costruirsi un ponte fuori e dopo gli affari, verso un’altra carriera: sarà probabilmente Paulson stesso a guidare» la fondazione. Altre banche sono state (giustamente) salvate, e la Lehman Brothers? I migliori “presidenti”, evidentemente, o no?
VOLI E VOTI Alitalia non c’entra, se non occasionalmente; a volare sono i soldi… Nel 2004 Giancarlo Cimoli passa dalle Ferrovie all’Alitalia, Berlusconi lo definisce il “miglior amministratore possibile”, alla guida della compagnia aerea per due milioni ottocentomila euro lordi (nel 2005), il più alto compenso tra le compagnie europee. Il resto è cronaca dei giorni nostri… Risultati, voli più o meno “pindarici”.
Nelle previsioni, d’altra parte, non sempre si può indovinare. Brunetta ad esempio, che per altre cose ha fatto pure bene, da buon economista in agosto aveva detto: “Il peggio è passato”.
TRACCE Da seguire, a cui ispirarsi: non resterebbe quindi, secondo me, per noi altro di meglio che stare coi piedi per terra, camminare e magari seguire percorsi un po’ più diritti. Un mondo migliore comincia anche da noi stessi. I testimoni non mancano, basta conoscere o mettersi (umilmente) alla ricerca. Ne cito solo due, anche per via della ricorrenza: nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1968 si spegneva nella sua casa di Basilea all’età di 82 anni Karl Barth, il teologo riformato che aveva segnato in modo decisivo il panorama della teologia del XX Secolo e aveva partecipato da protagonista al confronto sulle questioni cruciali dibattute in ambito sociale ed ecclesiale a partire dagli inizi del Novecento (non strettamente in argomento, ma ad esempio “Pace e giustizia sociale”, ed. Città aperta) nel ’48 affermava: «Deve esistere un impegno comune alla ricerca di una nuova etica e dei fondamenti sui quali porre una nuova “maniera di agire del giusto”»). E poi ricordo il monaco americano (anche perché ho parlato fin troppo male dell’America!) Thomas Merton (1915-1968), persona dai mille interessi, che leggendo i libri di Gilson e di Maritain, si convertì al cattolicesimo e nel 1938 diventò cistercense. Con riferimento a Merton riporto qui, perché di straordinaria attualità e con possibili riferimenti a quanto avviene oggi, un brano di un articolo tratto da L’Osservatore Romano del 9-10 dicembre 2008: da «rilevare che anche le questioni politiche dei diritti dell’uomo e della pace tra i popoli sono affrontati in queste corrispondenze. Leclerc sottolinea come la grandezza di Maritain consista nella conciliazione “tra l’obbedienza della fede e la libertà di pensiero, tra un atteggiamento contemplativo e un servizio disinteressato alla giustizia e alla pace tra gli uomini”. Merton dalla sua trappa si interessa ai problemi sociali che affliggono l’America. Critica l’intervento americano in Vietnam, combatte il razzismo, predica la non-violenza. Nel 1963 collabora a un numero monografico Il negro e la coscienza bianca della rivista “Ramparts” sui conflitti razziali. Maritain scrive a Journet, a riguardo dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy “vittima dei bianchi fanatici, nemici dell’integrazione, tutto questo è oscurato affinché i neri non sappiano che è morto per loro, affinché non ci sia un’occasione per la coscienza dei bianchi per risvegliarsi”».
Per concludere, allora, davvero in bellezza (e speranza) con un paio d’articoli della Dichiarazione: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione (…) e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere» (Articolo 19). «Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. (…) La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni» (Articolo 21).
Infatti «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza» (Articolo 1), perché «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona» (Articolo 3).
Partiamo da noi stessi, nel nostro piccolo, accanto al prossimo e nell’impegno quotidiano della casa, del lavoro, dello studio, ricordando le parole di Eleanor Roosevelt: «Dove hanno inizio, dopo tutto, i diritti umani universali? In posti piccoli, vicino a casa, così piccoli e così vicini che non possono essere visti su nessuna mappa del mondo».
Allora è possibile!
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2 commenti:
aggiungerei di sottolineare che ognuno potrebbe portare un proprio contributo, in un dibattito rispettoso e costruttivo, anziché polemico e per la supremazia del potere...
comunque concordo, grazie per il richiamo ai valori
concordo....
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