sabato 22 gennaio 2011

Consiglio Comunale 20.01.2011 - Considerazioni su bilancio di previsione e fiscalità municipale

Un bilancio povero, ma forse bisognerebbe esclamare “povero bilancio”.
La questione di fondo, ad oggi, risulta essere legata non tanto alla bontà dell’operato dell’Ufficio Contabilità e Bilancio unitamente ai Responsabili di Settore del Comune di Calolziocorte quanto all’inadeguatezza di coloro che a livello nazionale dovrebbero dare linee guida per redigere i bilanci.
Ben poco c’è da osservare sul bilancio di previsione 2011. Lo stesso primo cittadino ha recentemente dichiarato come le premesse per quest’anno non siano incoraggianti e come le opere pubbliche saranno per forza di cose ridotte al minimo. Fa piacere notare come queste dichiarazioni siano in linea con le esternazioni rilasciate dal sottoscritto alla stampa durante il Novembre scorso.
Dal punto di vista contabile l’equilibrio della parte corrente è raggiunto ricorrendo ai proventi delle concessioni edilizie.
Capitolo a parte riveste la vicenda AUSM dove pesa l’incognita dell’esito della gara per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas. Nello stesso “Parere del revisore unico” si evidenzia questo “neo”della partecipata, poiché “al riguardo si evidenzia che allo stato il risultato economico previsto a fine 2010 potrebbe risultare, verosimilmente, negativo. In tal caso si ritiene che l’Amministrazione Comunale dovrà diversamente definire i rapporti sui servizi direttamente affidati ad AUSM”.
Tornando alle responsabilità dei legislatori “centrali” dalla relazione dell’assessore si apprende come:
1. Per la tassa rifiuti, le disposizioni contenute nel nuovo codice ambientale (D.Lgs. 152/2006), che prevede l’abrogazione del decreto Ronchi, non sono entrate in vigore in quanto non sono stati emanati i necessari provvedimenti attuativi
2. Per la riduzione di trasferimenti, la conferenza Stato - città non è riuscita a determinare i criteri e pertanto è intervenuto il Ministero dell’Interno che per l’anno 2011 ha quantificato con il criterio proporzionale la minore entrata che per Calolziocorte è pari a poco più di 430.000€
3. Per l’indebitamento, i Comuni possono aumentare il proprio debito al 31 dicembre dell’anno precedente in misura non superiore alla percentuale annualmente determinata con apposito decreto (art.77-bis c.10 L. 133/2008) che a tutt’oggi non è stato emanato
4. Riduzione di alcune tipologie di spese, il D.L. 78/2010 prevede che entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto (30 settembre) un provvedimento del Ministero dell’Interno taglierà gli importi di indennità alle Giunte. Il termine per il decreto attuativo è scaduto ma non è stato approvato.

Ci domandiamo allora: oltre al ginepraio legislativo a cosa sono dovute queste lentezze o queste mancanze? Con buona pace della “pubblicizzata” semplificazione normativa.

L’assessore al bilancio nel suo intervento illustrativo ha esordito dicendo come per il momento si possa soprassedere sull’iter di approvazione del federalismo comunale. In realtà non si può glissare su ciò che risulta essere il nodo cruciale della questione.
In attesa che vengano definiti i decreti relativi al federalismo regionale e provinciale e con essi i costi standard – sappiamo quanto sia importante tale punto poiché il 70%-80% delle entrate regionali è utilizzato per dare copertura alle spese in materia di sanità – concentriamo l’analisi sul decreto 292 relativo alla fiscalità municipale e che in questi giorni è approdato alla commissione bicamerale.

Il decreto prevede due fasi: una transitoria dal 2011 al 2013 ed una a regime dal 2014 in avanti. Nella fase transitoria lo Stato devolve ai comuni una serie di tributi erariali sul trasferimento ed il possesso degli immobili. Qualcuno nella maggioranza di governo lascia intendere che ci siano nuovi soldi che affluiscono nelle casse dei comuni. In realtà non è così, poiché le risorse devolute vanno a finanziare un nuovo “fondo di riequilibrio” che sostituisce gli attuali trasferimenti erariali ai comuni, che vengono contestualmente aboliti. Nel 2011 i comuni prenderanno gli stessi soldi che avrebbero preso col sistema vigente (con tagli già inclusi e contabilizzati). Che succederà nel 2012-2013 è già meno chiaro, perché il decreto non lo dice, rimandando a successivi decreti ministeriali.
Non si sa come varierà e come verranno ripartite le risorse del fondo di riequilibrio nel 2012-2013.
C’è da sperare che il destino di tali decreti sia diverso dai quattro esempi citati in precedenza.

Una volta a regime nel 2014 la situazione appare ancor più enigmatica. Nel 2014 i tributi erariali devoluti nel 2011 (eccetto la cedolare secca sugli affitti) dovrebbero in buona parte scomparire ed essere sostituiti dalla nuova Imposta Municipale Unica (IMU).
A questo punto non si sa cosa succeda al fondo di riequilibrio ed alla perequazione tra i comuni, poiché il decreto (facilmente scaricabile dal sito del Senato) non lo dice. Quanta parte dell’IMU andrà realmente ai comuni e quanta allo Stato non è dato saperlo.

Vi sono poi i comuni “vincenti” e “perdenti”. Quelli vincenti sono quelli per cui i tributi devoluti superano i trasferimenti aboliti. Tra questi pertanto ci sono i comuni che hanno ricchezza immobiliare (seconde case incluse). E’ implicito che una parte dei soldi dei comuni vincenti verrà trasferita ai perdenti tramite il fondo di riequilibrio. Se così non fosse lo Stato dovrebbe farsi carico della perequazione, contravvenendo al principio della legge delega. Non si sa tuttavia – né Stato, né comuni, né Anci l’han definito – quanta parte dell’IMU di un comune dovrà ritornare al fondo.
Questa entrata dipende fortemente dall’evolversi del mercato immobiliare. Questa aleatorietà crea difficoltà nelle definizioni della spesa ed impatterà soprattutto sui piccoli comuni. Appare incongruo immaginare una finanza federalista basata pesantemente sui cespiti immobiliari.

Ecco perché l’unione dei comuni appare – come anche da noi ricordato in alcuni consigli comunali precedenti – come una via futuribile. Dovrebbe in prospettiva essere prevista una premialità per l’associazionismo comunale. Promuovendo la partecipazione congiunta ai servizi e aggregando gli uffici amministrativi si conseguirebbero enormi benefici.

Questa osservazione trova risalto se si pensa che un punto della legge delega e dei decreti è quello dell’invarianza di spesa complessiva e della pressione fiscale. E’ un aspetto decisivo soprattutto nella delicatissima fase che caratterizza la finanza pubblica. I tecnici dicono che le coperture finanziarie per i servizi non ci sono o sembrano incerte. I dati dicono che per il prossimo biennio 2011-2012 mancheranno all’appello più di tre miliardi di euro.
E’ quindi fondato il timore che i comuni, in particolare quelli che vedranno crollare le proprie entrate per garantirsi la sopravvivenza saranno costretti a spingere al massimo la leva delle addizionali – caso che per quest’anno non riguarda Calolziocorte poiché il tributo rimane fisso allo 0.2% - e soprattutto a ricorrere a ulteriori pesanti aumenti delle tariffe dei servizi: acqua,nettezza urbana,asili nido,servizi culturali e di assistenza a bambini ed anziani.

Bisogna riconoscere – facendo riferimento alla relazione dell’assessore al bilancio - che per quanto riguarda Calolziocorte l’Amministrazione “con una scelta che vuole avere carattere di eccezionalità, si impegna a mantenere il livello dei servizi sociali oggi forniti, attingendo a parte degli oneri di urbanizzazione incassati, che per loro natura dovrebbero servire a finanziare le spese di investimento”.

E’ su questa base che si ritiene opportuno sin d’ora che ai comuni venga garantito un minimo di capacità impositiva da parte della commissione bicamerale. La proposta del trasferimento di una quota dell’IRPEF pari al 2% appare condivisibile ed auspicabile. E’ inoltre un buon esempio di come una parte del prelievo fiscale operato sui cittadini –in particolare coloro che lavorano – possa essere reinvestito direttamente sul territorio.
Ma soprattutto garantirebbe una qualche copertura all’erogazione dei servizi.
La fiscalità municipale, pertanto, è una riforma che, in periodo di crisi finanziaria, rischia di avere un impatto fiscale e budgetario non governabile.
Se – come dicono i più – il federalismo è un atto di responsabilità, direi che anziché minacciare di andare al voto se l’approvazione dei decreti non avvenisse entro le scadenze, al contrario sia più utile prendersi qualche settimana in più. Questo nella speranza che tutto sia volto a definire regole chiare e risolutive così da non costringersi a rimandare i problemi al futuro prossimo.

Luca Valsecchi

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